L’Unione Europea impone obblighi di sostenibilità sempre più pressanti, e ci chiede di valutare se saremo in grado di adattarci alle necessità che ci siamo creati
Se già anni fa la sostenibilità iniziava ad essere un tema importante per alcune fasce di consumatori, è ormai un biennio che l’Unione Europea sta emanando leggi e decreti che stanno attivamente forzando il mondo imprenditoriale verso una maggior sostenibilità delle produzioni.
Tutte le figure che lavorano nell’ambito della sostenibilità ESG si stanno rendendo conto che, ad eccezione di grossi gruppi e aziende particolarmente illuminate, la gestione degli obblighi comunitari da parte delle imprese è difficoltosa e vissuta più come un intoppo che come una nuova possibilità di gestione aziendale e lavoro.
Sicuramente, impegnarsi in ambito ESG è impegnativo, sia dal punto di vista delle competenze che economicamente, e pone incertezze verso la stabilità futura.
Tra i vari obblighi che le aziende avranno, e che per molte è già realtà, l’attività di Rendicontazione Non Finanziaria si classifica tra le sfide più impegnative e cariche di rischi ed opportunità.
All’interno dello standard per la Rendicontazione Non Finanziaria, cioè l’ESRS (European Sustainability Reporting Standard), vi è però una categoria di rendicontazione obbligatoria che, di per sé, rappresenterebbe un’attività indispensabile che le aziende dovrebbero operare indipendentemente dagli obblighi ai quali sono soggette, cioè la valutazione dell’esposizione al rischio legato alla transizione ecologica.
Esposizione al rischio di Transizione Ecologica: di cosa stiamo parlando
Con questa definizione, si intende la valutazione della capacità di un’impresa di mantenersi attiva in uno scenario di radicale cambiamento del paradigma produttivo. In altre parole, si richiede alle imprese ed ai loro consulenti un’analisi in grado di determinare:
Se e quanto un’organizzazione è soggetta ai cambiamenti in atto
Il grado di flessibilità dei suoi processi e flussi interni ed esterni
La possibilità di modifiche al processo produttivo
Un’analisi di questo genere non è quindi né facile da eseguire, né apre scenari di ottimismo in un imprenditore che si approcci alla materia; rimane però uno strumento fondamentale, seppure ancora raro, in termini di pianificazione strategica, consapevolezza dei punti di processo che saranno più sensibili e per prepararsi ad un cambiamento inevitabile a prescindere dalle volontà del legislatore.
Come chiarimento, si sottolinea che l’esposizione al rischio di transizione ecologica è diverso, anche se collegato, all’esposizione al rischio di cambiamento climatico, che è invece un’analisi più sito-specifica e che richiede competenze altrettanto specialistiche per essere eseguita.
Come tradurre un obbligo complesso in una fonte informativa preziosa
La metodologia per valutare l’esposizione aziendale al cambiamento climatico non è fissa e la precisione dell’analisi dipende soprattutto dalla tipologia di competenza che possiede la figura che la esegue.
Margotta Consulting ha sviluppato una serie di indicatori di analisi tali da rendere l’analisi generale dell’esposizione al rischio di transizione ecologica accessibile dalle aziende; la complessità della materia, però, rende necessaria una modulazione della raccolta dati, con una base informativa derivata da:
Status tecnologico del settore
Esposizione del settore a obblighi normativi
Bibliografia di ricerca aggiornata
Certamente, oltre alla base informativa generale, è importante condurre analisi sulle fattispecie specifiche di ogni azienda, considerando sia i processi interni che lo status di macchinari ed infrastrutture, così come le tipologie di materia prima e la struttura del ciclo produttivo.
Altra componente fondamentale da analizzare è la catena del valore dell’organizzazione, in quanto la flessibilità e la preparazione interna è inutile se i fornitori non sono in grado di fornirci secondo modalità o con materiali adeguati alla trasformazione in atto.
Per le aziende soggette ad obbligo di rendicontazione, l’analisi del livello di sostenibilità della Catena del Valore non è comunque un punto prescindibile, ciò significa che anche tutte le PMI operanti con semilavorati o partecipanti alla catena di fornitura di grosse organizzazioni saranno a loro volta soggette ad una valutazione in base a criteri di sostenibilità.
Piani di miglioramento e l'Analisi di Esposizione
Le attività pratiche ed i cambiamenti strutturali che un’analisi di questo tipo potrebbe evidenziare tra le necessità non sono, a loro volta, attività mandatarie, e spesso con una buona pianificazione ed un’ottica innovativa si riesce ad ottenere risultati migliori rispetto a cambiamenti radicali ed eseguiti solo su una base di ammortamento finanziario.
Lo scopo dichiarato del legislatore, infatti, non è imporre una metodologia univoca di lavoro sul continente Europeo, ma di spingere le aziende verso un grado maggiore di consapevolezza rispetto ai cambiamenti che potrebbero dover operare per poter fiorire in un nuovo contesto commerciale ed economico, fidandosi che gli attori privati sono e saranno in grado di operare creativamente ed efficacemente per aumentare i profitti e ridurre gli impatti.
Le competenze necessarie questa tipologia di progetti sono infatti varie e specialistiche e non legate esclusivamente all’ambito ambientale, ma anche organizzativo, sociale e strategico.
Margotta Consulting investe internamente sulla formazione delle proprie figure proprio per poter essere in grado di consigliare le aziende verso soluzioni tecnologiche corners cutting, verso attori del settore ESG in grado di accompagnare le aziende, anche attraverso piani di riduzione dell’impronta ambientale e sociale che siano sostenibili anche economicamente dalle organizzazioni.