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LEGNO PER LAVORARE, LEGNO PER IL CLIMA – LA SINERGIA NATURALE CHE NON SI FA VEDERE

In un mondo di industrie moderne, 4.0 e informatizzate che si affannano per cercare dei boschi nei quali investire, chi è nato tra trucioli e fibra di cellulosa mostra diffidenza e sospetto verso la sostenibilità ambientale. E grandi opportunità si perdono, quando servirebbe una solida catena per traghettare il legno nel mondo dei computer.



Foreste Casentinesi

Due tematiche complesse che richiedono, a modo loro, conoscenze abbastanza specializzate già sono difficili da far combaciare nello stesso scritto. Quando poi si osserva che i due temi sono uno orientato al futuro, mentre l’altro si ancora al passato, si rischia anche di scrivere a sproposito; è un rischio che però si può correre, se davanti agli occhi si nota una sinergia che potrebbe facilitare due transizioni che, al momento, risultano piuttosto bloccate.


In questo caso, i due mondi sono quello della transizione ecologica e quello dell’industria del legno; in particolare, sulle potenzialità di crescita che una filiera del legno sana e volenterosa di innovare può avere nei confronti di quelle organizzazioni che cercano di abbassare la loro impronta ambientale, anche attraverso soluzioni di assorbimento e sostituzione di materiali.


Due tematiche complesse che possono funzionare assieme per affrontare le opportunità di una transizione ecologica che non può aspettare, né a livello pratico che normativo, a patto di capire il ruolo naturale che ognuna ha nella realizzazione dell’altra.

La filiera del legno per la transizione ecologica

Ecosistemi fondamentali per il funzionamento della rete ecologica globale e nazionale e al tempo stesso importante fonte di reddito per tantissime imprese, le foreste sono importanti asset per investire in assorbitori di carbonio che possano fornire anche importanti servizi ecologici all’ambiente circostante; sono solitamente progetti alla portata di quasi tutte le organizzazioni e garantiscono un buon ritorno di comunicazione.


Per essere in linea con gli obblighi normativi per la compensazione delle emissioni, però, le organizzazioni devono investire in progetti di riforestazione realizzati sotto certi parametri e obblighi, in particolare legati ai vincoli di uso del suolo, alla gestione della foresta e del carbonio fissato nelle piante stesse.


Al momento, sono diverse le organizzazioni e le realtà che in Italia stanno lavorando su progetti di assorbimento in linea con le direttive provenienti dall’unione europea, ma c’è la grande assenza di quelle organizzazioni che da generazioni gestiscono boschi e foreste.


Chiaramente gestire una foresta per l’assorbimento del carbonio e un bosco da taglio non sono la stessa cosa, ma, in questo contesto, cambiare pelle all’organizzazione non significa rinunciare a fatturato o a lavoro, significa andare incontro ad una differenziazione del reddito aziendale, poter ricavare fatturato anche dagli alberi non tagliati.


DuGestire assorbitori, infatti, non significa trasformarsi in guardie forestali,ma cambiare il paradigma di taglio e gestione del bosco, vedendo quindi il legno non come un materiale di base, ma invece avanzato e ad alto valore aggiunto, in grado di intrappolare e conservare carbonio

Stranamente, anche le organizzazioni che hanno in attivo Certificazioni di Gestione Forestale come la svedese FSC© e l’Europea PEFC, che hanno quindi procedure di mantenimento della salute e della funzionalità ecologica della foresta faticano ad inserire questa nuova ottica nella loro strategia.


La transizione ecologica nella filiera del legno


Avere come partner nei progetti di assorbimento aziende forestali che gestiscono foreste, significherebbe andare a differenziare, per entrambe le organizzazioni, da una parte gli investimenti e dall’altra parte dei redditi.


Principalmente perché gestire un assorbitore invece che un sistema agroforestale significa non basare i tagli solo sui periodi di crescita, ma pianificare le nuove piantumazioni in sostituzione di quanto tagliato in modo da favorire, nel tempo, il mantenimento in loco di piante, andando a tagliare per diradare nel tempo gli alberi.

Ciò si traduce chiaramente in un minor output di legname, che dovrà essere compensato dal fatturato legato all’assorbimento annuale degli alberi perenni del terreno, e al carbonio bloccato all’interno di quanto tagliato e venduto.


Unico vincolo è l’utilizzo del legname, che dovrà avere un destino che non prevede lo smaltimento come possibile fine vita.


Se sarà possibile raggiungere l’equilibrio, sarà una questione di mercato, ma contando che il prezzo del carbonio è costantemente calmierato e che la grande onda della sostenibilità ambientale è solo agli inizi, si può pensare che la domanda di assorbitori certificati arriverà a breve e in un mercato in cui l’offerta è quasi assente.


Un' ottica nuova su vecchi strumenti


Se un meccanismo che lega i piani di miglioramento ambientale delle organizzazioni e le aziende della filiera del legno effettivamente si stabilirà, strumenti di gestione nati prima che la sostenibilità ambientale fosse un tema comunemente riconosciuto come relativo al mondo aziendale possono essere utilizzati per gestire e dare garanzia della serietà dei progetti e solidità verso i controlli, ad esempio quelli sul green washing e quelli da parte degli Enti di Certificazione.


Uno degli esempi chiave è proprio la Catena di Custodia FSC, uno strumento che potrebbe appunto garantire che il legname di una foresta a quel punto certificata sia FSC che secondo la UNI EN ISO 14064-2 (necessaria per considerare la foresta un assorbitore valido ai  fini dei piani di sostenibilità), sia destinato ad usi che ne garantiscano il perdurare nel tempo (es. edilizia), stoccando quindi il carbonio in esso contenuto.


Quello che è fondamentale iniziare a gestire, sinergie o meno, è come gli aspetti legati alla transizione ecologica andranno a coinvolgere tutte le organizzazioni, dalle più grandi alle microimprese; tutti avranno da gestire rischi e opportunità. Sarà chi saprà identificare il proprio ruolo nel processo che sfrutterà il cambiamento, invece di subirlo.


La marchettata finale

Noi di Margotta Consulting siamo in grado di consigliare e gestire, a livello culturale e o operativo sia le certificazioni citate nell’articolo, sia lo sviluppo di piani di sostenibilità dal punto di vista strategico.


 

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Luca Pollarini

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