In mezzo alla miriade di temi che ruotano attorno alla sostenibilità, quello degli impatti rimane tra i più comuni e meno compresi da parte delle figure interne delle organizzazioni.
I consulenti, spesso esperti di normativa ma poco di scienza, spiegano che c’è la CO2, poi c’è il consumo di acqua e il consumo energetico; i più avventurosi si spingono anche tra gli impatti sociali. Le norme di riferimento aiutano parecchio, chi applica la UNI EN ISO 14064-1 per gli inventari di gas ad effetto serra, ad esempio, è ben consapevole che esistono altri gas oltre alla CO2 che partecipano al riscaldamento terrestre.
Dal canto loro dirigenti e manager non possono fare altro che affidarsi e chiedere conto
dello stato di lavori dei quali non capiscono neanche quale dovrebbe essere precisamente il risultato finito.
Uno direbbe che va bene anche così, tanto le organizzazioni hanno altro da fare e i consulenti devono solo far superare gli Audit ai propri clienti, no? Direi proprio di no.
In un momento storico in cui le nuove normative dell’Unione Europea relativa alla formulazione di Dichiarazioni Non Finanziarie - cioè la versione relativa alla sostenibilità di un vero e proprio bilancio di esercizio- richiedono espressamente una conoscenza ed una comprensione profonde dei temi ambientali da parte delle organizzazioni, ci si trova davanti a manager e dirigenti che non distinguono un’analisi del ciclo di vita da un inventario di GHG, che non hanno idea di come declinare la governance in termini di sostenibilità e con zero conoscenza di cosa significhi impronta ambientale o impronta sociale di un loro
prodotto.
Condivido con quest’ultimi la convinzione che, non essendo il loro mestiere, è normale non sapere nulla più di ecologia e sostenibilità rispetto al significato di qualche acronimo; accuso convintamente, invece, i consulenti, che hanno sempre e solo cercato di portare a casa la pagnotta senza fornire ai loro clienti le conoscenze necessarie per muoversi ed orientarsi in un mondo sempre più complesso.
Le società di consulenza operano troppo spesso come impiegati e quasi mai come consiglieri, che sarebbe però lo scopo di questo mestiere.
Capire gli Impatti e rendicontarli
Un articolo su un blog o LinkedIn non sono certo il contesto in cui spiegare in cosa consistono gli impatti ESG di un’organizzazione o di un prodotto, né quali siano gli indicatori appropriati da utilizzare nei diversi casi, né di come operare in maniera scientifica la matrice degli impatti e quella dei rischi e delle opportunità ESG. Semplicemente non sarebbe un comportamento serio e corretto, dopo aver accusato di superficialità le imprese di consulenza.
Posso però cercare di trasmettere quella che, secondo me, potrebbe essere il percorso mentale per una identificazione degli impatti, rischi e opportunità correlati ai temi di sostenibilità; un approccio discretamente completo ed efficacie in fase iniziale può essere quello delle tecniche investigative: “follow the money!”:
Identificare come funzionano i processi e i flussi interni (vedi framework ISO 9001)
Trovare tutti i punti di processo nel quale materia/ energia/ conoscenza entrano o escono dai confini aziendali
Ricostruire la storia o il destino di quella materia o energia e quale è il suo ruolo nel prodotto/ servizio definito
Chiamare un consulente esperto per la quantificazione (sigh!)
Applicare il framework ESRS per capire come gestire i processi di rendicontazione in bilancio.
Se vi sembra un elenco superficiale e che spiega ben poco, sono d’accordo con voi: la sostenibilità non è facile, né da capire né da applicare e il tema degli impatti è tra i più complessi e centrali.
Sarebbe stato molto poco serio e professionale pretendere di formulare un elenchino e passare conoscenza che richiede anni di studio per essere interiorizzata e compresa. E con anni, intendo letteralmente, non bastano i masterini online, anche se sono molto utili.
Solo lo schema a fianco rappresenta il flusso logico per la fase preliminare di comprensione del contesto ambientale e sociale in cui si trova l’organizzazione! Per determinare gli impatti, non bisogna pensare solo agli impatti, ma all’interfaccia che l’organizzazione ha col mondo circostante.
Lasciamo stare al momento il discorso indici, indicatori e il disaccoppiamento tra indicatori di impatto e altri indicatori interni, sono tutti temi che occorre affrontare con maggiore serietà rispetto a questo articoletto.
In ogni caso, Margotta Consulting è pronta per assistervi nell’identificazione e rendicontazione dei vostri impatti e per consigliarvi sulle migliori modalità per poterli gestire e, spesso, sfruttare.
Perché non siamo impiegati a progetto, ma siamo consulenti ed è il valore aggiunto che ci contraddistingue.
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